Lettere su temi musicali, storici e scientifici

Un elenco di lettere digitali (e-mail) ricevute da pensatori, intellettuali, cantanti e critici.

 

Annalisa Bari, 15-10-15, scrittrice di Campi Salentina

Gentile Emilio, finalmente ho trovato il tempo per gustare con calma il tuo scritto su Virginia Zeani.

Ho trascorso un’ora di vero godimento e ti spiego perché. Devi sapere che sono cresciuta in una famiglia di melomani appassionati di lirica. Sono stata portata a teatro la prima volta che avevo sei anni: L’Arlesiana ( forse proprio con Nicola Rossi Lemeni, non ricordo) al Politeama di Lecce. In casa mia i pesanti dischi a 78 giri andavano per diverse ore del giorno su un moderno (si fa per dire) grammofono Grundig. Le opere riecheggiavano per tutte le stanze accompagnando lavori domestici e ore di riposo. Mio fratello, Angelo, quando frequentava l’università a Roma, non perdeva le rappresentazioni del Teatro dell’Opera. Un direttore d’orchestra di cognome Basile, che abitava nella sua stessa pensione, gli regalava i biglietti del loggione. In seguito, sempre mio fratello, ha frequentato anche il San Carlo di Napoli. Come puoi immaginare, quindi, è stata per me una grande emozione ritrovare nel tuo scritto nomi a me familiari come Moffo, Lanfranchi, Fabbri, Caballé, Gigli, Bechi, Di Stefano, Olivero e la stessa Zeani. A mio fratello piaceva molto Rossi Lemeni, diceva che possedeva la teatralità e la capacità di dominare la scena.

Mi è piaciuta molto l’interpretazione critica della Zeani sulla musica di Puccini e Verdi, son rimasta affascinata dalla sua prima esperienza col canto degli zingari. Ho rivisto, come in un film, tutto un mondo d’arte popolato dai miti della mia stagione giovanile: Fellini, De Sica,, Masina, Zeffirelli. Interessante la diretta conoscenza della Callas, apprezzabili le considerazioni sulla religiosità.

Grazie davvero per questo bel dono. E’ stato piacevole rivivere l’antica passione della mia famiglia che, ahimé, non ho saputo né coltivare, né trasmettere ai miei figli. Mio fratello ottantenne, con problemi all’udito, si è ritirato in se stesso. Affiora ogni tanto in lui un ricordo, un’aria, una romanza… i nomi gloriosi dei cantanti e dei direttori d’orchestra; segue le opere liriche con l’orecchio appiccicato alla radio nella grande casa paterna abitata solo da lui. I 78 giri sono sempre lì inutilizzabili per mancanza dello strumento che li faccia funzionare. Nelle stanze silenziose non riecheggia più il bel canto italiano: “Vissi d’arte”, “Che gelida manina”, “E lucean le stelle”, “E la solita storia del pastore”, “Stride la vampa”, “Celeste Aida” “Casta diva”….

Grazie, Emilio, per avermi fatto rivivere una parte importante della mia vita remota.

Cari saluti. Annalisa Bari.

Lettera a rivista americana di musica lirica, del musicologo Jacques Hanine Roussel, autore di monografie sulla Simionato e la Callas

Dear Karl ,
Here is a last article for the next magazine. All the best . Jean-Jacques
Emilio Giuseppe Spedicato – Abbiamo amato Puccini – 108 incontri tra un matematico e il mondo della lirica – Aracne editrice – Rome 2013 – 597 pages

Le Professeur Emilio Giuseppe Spedicato , mathématicien et physicien, Professeur de mathématiques à l’Université de Bergame et premier étranger à avoir obtenu un Doctorat en mathématiques en Chine , est l’auteur de quelques 600 publications scientifiques , mais cette fois il publie un ouvrage tout à fait différent par le domaine auquel il touche et par lequel il présente ses rencontres avec 108 personnages du monde de l’Opéra , artistes lyriques et chefs d’orchestre notamment . Ce livre est le fruit d’un énorme travail de recherches basé sur des rencontres avec les artistes eux mêmes, ou leur famille – lorsque les artistes eux mêmes sont décédés

Emilio Giuseppe Spedicato, tout en étant un scientifique de formation , se révèle être un remarquable historien, animé par une passion évidente, qu’il sait transmettre à ses lecteurs.

Parmi les grands interprètes des ouvrages pucciniens , dont il brosse le portrait , Maria Callas ne pouvait être oubliée, elle qui fut une Tosca remarquée , mais qui chanta aussi Turandot et Madame Butterfly , avant d’ enregistrer La Bohème .
A Maria Callas l’auteur consacre 8 pages très intéressantes , dans lesquelles il retrace ses interviewes, notamment avec Giovanna Lomazzi , Beppe de Tomasi et Giancarlo Landini , mais aussi avec la fille de Mafalda Favero qui entendit Callas .
Le livre contient, en outre, des pages sur beaucoup de ceux et de celles qui furent les partenaires et les chefs de Callas : Giuseppe Di Stefano, Tito Gobbi, Fedora Barbieri, Giulietta Simionato, Cloe Elmo , Luigi Alva, Gianfranco Cecchele, Giangiacomo Guelfi, Rolando Panerai , Fiorenza Cossotto, Ivo Vinco , Eugenia Ratti, Ettore Bastianini , Franco Coreli, Mario Del Monaco, Tullio Serafin, Gianandrea Gavazzeni, pour ne citer qu’eux . La liste est encore trop longue pour être complétée mais l’ouvrage n’oublie pas non plus Renata Tebaldi, Antonietta Stella, Rosanna Carteri, Magada Olivero, Gigliuola Frazzoni et Virginia Zeani , parmi d’autres étoiles qui ont marqué le XXème siècle .

Le livre de Giuseppe Emilio Spedicato suscite particulièrement l’intérêt  du lecteur car il est riches en anecdotes , très souvent inédites . C’est l’une de ses qualités essentielles, mais pas la seule ! Il est complété par de très nombreuses photographies . Ce livre mérite amplement d’être connu par tous ceux qui s’intéressent à Maria Callas et au monde de l’opéra dans lequel elle brilla .

Un deuxième volume du Professeur Spedicato est en cours d’écriture . Je l’attends impatiemment .

Jean-Jacques Hanine Roussel

Lettera del soprano Virginia Zeani, da West Palm Beach, Florida

Caro Emilio,

grazie per la tua lettera. 

Dio mio, quante attività hai! Sei forse un genio??!

Certamente hai un cervello di doppia misura e spero di conoscerti prima di andarmene in un altro pianeta!! dato che sai e capisci tutto forse saprai dove andrò?? questa mia vita lunga e prolifica mi ha dato risposte a molte questioni però ci sono alcune che nessuno mi risponde!!! neppure Nicola!!!!

Divertiti con questa MAREA di cantanti, e certo hai una vita meravigliosa, molta fatica ma molta satisfazione quando verrai in America prima della mia partenza….

Con ammirazione per tutto quello che fai,

Virginia Zeani

Lettera di Arcangelo Papi, avvocato e studioso in vari campi, da Assisi

Caro Professore,

sappia della mia ammirazione per Lei, e poi che ho assai apprezzato – devo dire in modo particolare – gli estratti che mi ha così gentilmente inviato sui 108, la cui ricchezza, intelligenza, vivacità, competenza, stile, intreccio, capacità narrativa, bellezza e profondo tratto umano nei tantissimi ricordi è stupefacente. Conoscevo l’episodio di Maria Jùdina, riportato credo Robert Conquest nella biografia di Stalin. “Dio è veramente misericordioso”.

Certamente un grande dono anche le eccellenti capacità musicali, e devo aggiungere che quella sua insegnante russa di pianoforte (ugualmente l’insegnante di latino), si lasciano cogliere benissimo e, in breve, parlano da sole. E ‘vedo’, pure, un Matematico che non resiste davanti a un pianoforte, nei tanti luoghi dove è stato, talvolta magicamente solitari o fortunatamente privilegiati, occasioni straordinarie e metafisiche per esprimere l’assoluto dell’arte.

Mio nonno quand’era giovane cantava da basso e suonava il clarino. Il fratello era direttore d’orchestra. Quanto a me, sono un caso patologico di deficienza assoluta (stonato peggio di un fiasco), non so nulla di musica, eppure mi piace molto e mi commuove profondamente (appunto com’è nella virtù universale del suono).

Francesco, che amava cantare, ha lasciato qui un suo dono speciale: Assisi ha annoverato talenti musicali ben al disopra del quoziente statistico di una così piccola cittadina. La città talvolta può essere assimilata a uno strumento musicale, un liuto che appena deposto, conserva sue vibrazioni occulte. Non sto a dir di più, ma c’è qualche storia raccontabile.

Ho in animo di rileggere gli articoli da Lei pubblicati su Episteme, di ripartire da qui, quasi per gustare meglio un tratto della Sua diacronia produttiva. Occorre liberarsi, per disporsi nel miglior stato d’animo. Quanto ai Re Magi, avevo già letto il libro di M. Alinei, che tra l’altro commenta la Vetter 236 (iscrizione umbra di Assisi), sulla quale avrei ‘qualcosa’ da dire (in specie per quanto riguarda la parola oht – di cui non mi convince il riferimento canonico ed usuale a ohtretie ovvero a uthur – auctor). Luca parla di censimento (Quirinio). Situazioni apparentemente inconciliabili. Non si può assegnare troppa fiducia a tipi come Baigent eccetera, ma una datazione alta della nascita di Gesù verso il 6 d.C., è una ipotesi da tenere comunque in considerazione (sia in relazione alla cronologia di Giuseppe Flavio, sia a quella paolina). Ciò si rifletterebbe, ovviamente, sulla data della passione (col problema del “venerdì” di Nisan), ma non sembra assurdo postulare che la cronologia lucana possa essere quella esatta (seguendo la quale si spiegherebbe meglio l’assenza di soluzione di continuità tra la resurrezione, la prima comunità, e Paolo di Tarso: ci sono seri studi in tal senso). E’ certo, però, che si vuole salvare i Magi, si deve seguire un altro percorso… Lei ha colto una seria difficoltà logica, da me già notata: perché Erode il Grande non fece seguire i Magi che erano diretti al “luogo”, alla “casa”? E la battuta di Augusto, un gioco di parole in greco, riportato da Macrobio nei Saturnali, a proposito di Erode: meglio un ‘porco’, che essere suoi ‘figli’… (sus – uius).

Analizzare criticamente le variabili, tentare una ricostruzione razionale, analizzare le fonti possibili…

Mi fermo qui, s’è fatta l’ora del pranzo. Ho esagerato con le righe.

Distintamente,

Suo a.p.

 

Lettera di Mario Lanfranchi, regista di cinema e teatro, Parma

Da buon teatrante, abituato a lavorare nei dì di festa, non celebro natali e capodanni, nemmeno idealmente, ma sono contento del tuo ricordo, che ricambio.

Quando ho saputo dell’ uscita del libro, ne ho comprato tre copie da una libreria on-line, una per me, e due per amici che vogliono avere tutto quello che mi riguarda anche marginalmente. Un libro straordinario, un po’ folle (e per questo mi piace ancor più), che illumina tutto un mondo di personaggi storici e non, facendoli rivivere attraverso le loro parole e i tuoi commenti. Ho prestato la mia copia a un’ amica appassionata d’ opera, e le è così piaciuto che ha deciso di tenerselo. Ora mi tocca comprare la quarta copia, divenendo così uno dei tuoi migliori “clienti”!

Cari saluti,

Mario L.

 

Lettera di Daniele Rubboli, musicologo e regista, Milano

ABBIAMO AMATO PUCCINI

Con questo titolo, che rischia di strizzare l’occhio a una “selezione” dei pochi che ancora amano il teatro d’opera, o per lo meno sanno cosa sia, il professor Emilio Giuseppe Spedicato, pianista, fisico, matematico, plurilinguista, docente ordinario di Ricerca operativa all’Università di Bergamo, uomo di grande umana cordialità e giovane entusiasmo per la vocalità, ci ha regalato un libro per l’estate che merita di essere un “libro per sempre”. Lo merita per la freschezza della proposta. Un’irruente galoppata nella storia di ieri e di oggi dei veri protagonisti delle scene operistiche, che ha il grande merito di citare le voci storiche (come Gino Bechi e Tito Gobbi dei quali ricorre, nel silenzio piu’ vergognoso, il centenario della nascita, mentre tutti inneggiano al bicentenario di Wagner e un po’ a quello di Verdi) e quelle dei Carneadi come Federico Gambardelli, Ugo Fracasso, Maria Luisa Gavioli ( una delle protagoniste del mio primo libro sulla storia del teatro d’opera: Le Voci raccontate), Egle Valbonesi quasi vittima di una storia di pura follia e Carla Castellani con la quale sono pure citati il soprano Sandra De Tuglie e il baritono (suo marito) Marcello Fanti. Nè mancano solidi professionisti come Cloe Elmo, Renato Cazzaniga, Ivo Vinco, Gigliola Frazzoni, Luciano Neroni strappato a un percorso di meritata gloria a soli 42 anni. In tutto ben 108 incontri, comprendenti anche direttori d’orchestra e protagonisti del mondo operistico, incontrati anche grazie all’aiuto di cari e qualificati amici come Renzo Allegri e Carla Maria Casanova, due dei pochi miei colleghi di cui posso dire che si sono accostati con amore agli artisti lirici. Leggo Emilio Giuseppe Spedicato e mi ritrovo tra le mani la realizzazione dell’appassionato invito che Papa Francesco ha rivolto, pochi giorni fa, ai giovani di tutto il mondo: andate contro corrente. Spedicato è andato sorprendentemente contro corrente, sfidando l’oscena moda che toglie dagli spettacoli d’opera il fascino delle voci. Il recitar cantando, dal quale germina il teatro dell’opera, nasce per mettere la musica al servizio della parola. Quindi protagonista assoluto è il cantante. Tutto il resto, direttore d’orchestra compreso, è secondario. Non parliamo poi dei registi. E lo dico con serena cognizione di causa visto che fare il regista è parte preponderante della mia professione dal 1980. Per secoli il pubblico è accorso in teatro sollecitato dalla presenza di questo o quel tenore, soprano, baritono, mezzosoprano o basso che fosse in cartellone. Poi anche dal titolo dell’opera e dal suo autore. Da alcuni anni si promuovono addirittura le campagne abbonamento dei teatri e dei festival, grandi o piccoli che siano, proponendo Titolo, Autore, Direttore d’orchestra e Regista. Del cast canoro neppure l’ombra. E poco più di un ombra gli riservano i miei attuali colleghi che presentano le recite o le recensiscono riservando agli interpreti le sette righe finali. La più parte è giustificata: non capiscono nulla di voci liriche. Spalancare 108 porte per alluvionare il lettore di storie felicemente o infelicemente vissute dai veri protagonisti del teatro operistico, è un magnifico atto di coraggio. Ancor più bello perchè lo fa un neofita di questa nostra arte assoluta (- il teatro musicale è infatti l’unica forma d’arte creata dalla civiltà italiana: per tutte le altre arti abbiamo partecipato, anche genialmente, ma senza inventare nulla-). E lo fa senza salire in cattedra, senza imporre sentenze, ma con amore, solo per amore. Daniele Rubboli

“Abbiamo amato Puccini” di Emilio Giuseppe Spedicato, Aracne Editrice, via Raffaele Garofalo 133/A-B 00173 Roma

 

Lettera di Paolo Sacchi, 16-6-15, storico del mondo ebraico, curatore della versione in italiano della Bibbia Septuaginta

Caro dottor Spedicato,

ho letto già buona parte degli articoli che ha avuto la gentilezza di mandarmi.

Da un lato sono stupito e ammirato dalla vastità delle Sue conoscenze, dalla Sua capacità di collegare la piccola storia degli uomini con le vicende immense del creato; dall’altro mi trovo in grande difficoltà a seguire il suo pensiero, anche per la mia ignoranza di almeno il 90% delle notizie che Lei possiede.

Non sono pertanto in grado di darLe un giudizio sulla Sua opera, nemmeno in casi come quello della Galilea araba che tratta un argomento che mi è noto. Tutti i viaggi di Giuseppe fra il Sud e il Nord sono troppo lontani dalla documentazione e tradizione interpretativa che conosco per poterli in qualche modo giudicare. La tradizione interpretativa ha un senso e ho i mezzi per capirla. Finché non è smontata, seguo questa!

Saluti cordiali

Paolo Sacchi

 

Lettera di Ugo Criscuolo, grecista, Napoli

Carissimo, ho ricevuto i lavori che hai voluto inviarmi. E’ inutile dire che sono restato meravigliato dalla molteplicità dei tuoi interessi. Soprattutto mi è stata utile la lettura dell’articolo sui Magi, avendo avuto occasione, lo scorso anno, di giungere presso a poco alle medesime conclusioni in una conferenza a Spoleto. Apprendo anche del tuo interesse cinese. A tal proposito, i casi della vita mi hanno costretto da alcuni anni a viaggi in Corea, in Cina e Taiwan: mio figlio insegna nella Università Cattolica di Taiwan, in Taipei, letterature occidentali. La storia è lunga: dopo la laurea in lettere classiche, si iscrisse alla Facoltà di Lettere dell’Orientale, in Napoli, per la laurea in lingue orientali (cinese). Successivamente ha conseguito il dottorato in Filologia cinese; dal 2000 in poi ha dimorato prevalentemente a Pechino, e ora a Taiwan, con moglie coreana. Altro elemento che ci avvicina è l’età: vedo che sono di 11 mesi più anziano (e ora in pensione gratificato dall’ emeritato). A titolo di ricambio, accludo qualche mio recente lavoro, che spero possano interessarti. A parte ti invierò un libro. Felicissimo dell’occasione, ti saluto cordialmente. Ugo

Lettera di Daniele Rota, già Università di Bergamo, Canonico di San Pietro, Bergamo, febbraio 2014

Salve, Caro Emilio, mi hai sorpreso, letteralmente stupito. Ho letto la Cosmografia tutto d’un fiato e riletta poi con calma, centellinando parola per parola. Il testo latino in esame è di una efficace incomparabile, talora piuttosto naif, talaltra sbrigativo e al limite dell’accettabile, ma sempre di notevole fascino. La traduzione italiana, formalmente corretta, manca, a mio avviso, della zampata del leone per una resa alla pari. Non conosco bene inglese ,che mi sembra, tuttavia, piuttosto divulgativo. Ancora una volta mi convinco che i capolavori sono intraducibili. Per farli conoscere, la mediazione, quindi il compromesso, è d’obbligo, quello che tu proponi, rende molto bene l’idea. Il principio d’identità di aristotelica memoria è forse il teorema migliore per giungere a conclusione. Come vedi, mi fermo alla forma, non oso varcare, come invece tu fai, la frontiera del vero, ma ho la certezza che non di rado la forma è anche sostanza. Il nostro caso è uno di quelli. Se me ne fai avere un’altra copia con dedica appropriata, la deposito nella Biblioteca Vaticana, che sembra la sua più naturale e appropriata collocazione. Anch’io ho conosciuto personalmente Odifredi, condivido quello che di lui scrivi, benché le perplessità rimangono. Che poi Dio sia misericordioso anche con Stalin, il dubbio non esiste. Papa Francesco direbbe la tua, una domanda retorica. La Tunguska misteriosa, mi sembra vada ben oltre l’esoterismo della nomenclatura. I grandi numeri in Asia:
ambra, catambra?  Se vedi o ti senti con Pastore Stocchi, salutamelo. E’ anche lui un grande benemerito dell’Università di Bergamo: discepolo prediletto di Vittore Branca, padre fondatore, ne ha condiviso gli onori e soprattutto gli oneri. Peccato che la polvere dell’oblio tutto seppellisca nel silenzio. Spero di vederti presto. Grazie dell’attenzione. Ogni bene a te e a tutti i tuoi cari. Don Daniele
Deus semper major

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